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Regula von Büren

La qualità è decisiva

Quando la mediazione culturale è «buona»? Con quali criteri si può misurare la qualità nella cultura? Per la Fondazione Mercator Svizzera, queste domande rivestono una grande importanza: le sovvenzioni vanno impiegate laddove sortiscono un grande effetto, danno impulsi e creano esempi positivi. Affinché ciò sia possibile, i progetti devono essere di alta qualità. Valutare la «bontà» di un progetto è un compito impegnativo. Per la Fondazione Mercator Svizzera sono centrali tre criteri:

Conformità alla strategia

La Fondazione sostiene progetti che rafforzano l’importanza dell’educazione e della mediazione culturale nella società. La Fondazione vuole favorire gli incontri tra bambini e giovani con le istituzioni culturali, le artiste e gli artisti per ridurre le loro reticenze al contatto con le arti e le sue istituzioni. I giovani partecipanti devono poter sperimentare e scoprire attivamente le diverse arti.

Un’elevata qualità del progetto

Il richiedente dev’essere competente, il concetto coerente a livello di contenuto, il preventivo adeguato e la valutazione progettata affinché sia pertinente. Inoltre, il progetto dovrebbe rispondere a un bisogno.

Obiettivi di progetto adeguati

Non sono interessanti solo obiettivi quantitativi come un certo numero di partecipanti, le attività svolte e così via, ma soprattutto l’effetto presso i gruppi mirati. Un obiettivo importante è la soddisfazione dei bambini, ma anche dei docenti, delle artiste e degli artisti partecipanti. Le valutazioni interne ed esterne offrono preziose indicazioni a tal riguardo.

Accanto a questi criteri, la Fondazione punta per la valutazione di progetti culturali sulle perizie di esperti. Inoltre, sono disponibili guide a sostegno dei manager di progetto. Molto importante è lo scambio con i partner dei progetti, con altre fondazioni di sostegno e con le responsabili e i responsabili di progetti che perseguono scopi simili a quelli della Fondazione. Ciò giova al reciproco apprendimento – un aspetto significativo dell’educazione culturale. La valutazione della qualità, la domanda relativa a una «buona» mediazione culturale, è un processo che va costantemente sviluppato di concerto con gli altri.

Regula von Büren è manager di progetto presso la Fondazione Mercator Svizzera. Dirige la Divisione «Umanità e ambiente» ed è responsabile, nella Divisione «Bambini e adolescenti», per il campo d’azione «Educazione culturale».

Reto Luder

MUS-E: promozione di – e tramite – arte e cultura nella scuola

Il progetto  MUS-E® integra arti delle più disparate discipline (come teatro, danza, musica, arti visive o cinema) nella quotidianità scolastica. I progetti elaborati su misura in funzione delle esigenze e delle condizioni quadro di una classe scolastica, sono svolti per una durata di almeno due anni con due lezioni alla settimana. Ogni singolo progetto del programma MUS-E® è concepito individualmente di concerto tra docenti, artiste e artisti. Questi ultimi apportano la competenza artistica, i docenti partecipano con le loro competenze professionali pedagogiche. Lo scopo principale di tutti i progetti è la sensibilizzazione sociale, emozionale e corporea dei bambini tramite il mezzo artistico e culturale nel quadro di un’educazione olistica, affinché con l’aiuto delle arti, le allieve e gli allievi possano imparare a meglio conoscere se stessi e l’ambiente che li circonda oltre a scoprire e sviluppare le proprie capacità e i propri punti forti.

Grazie alle diverse discipline artistiche nel programma MUS-E®, i bambini hanno la possibilità di scoprire la propria espressione individuale nelle arti e di dischiudersi il proprio accesso individuale alla cultura. L’arte è qui intesa come linguaggio di comprensione universale che consente a tutti i bambini di affrontare in modo creativo le esigenze di un mondo globalizzato. Un atteggiamento aperto, immaginativo e creativo di tutti i partecipanti mira ad aiutare i bambini a comprendere il valore delle arti come linguaggio e le rispettive possibilità espressive.

MUS-E® coopera con diverse istituzioni per documentare l’efficacia dei progetti artistici mediante approcci di ricerca attuali. L’associazione di pubblica utilità «MUS-E Svizzera/Principato del Liechtenstein» promuove la diffusione di MUS-E® in coordinamento con la «International Yehudi Menuhin Foundation» a Bruxelles, l’organizzazione mantello di tutti i coordinamenti MUS-E nazionali.

MUS-E® è un programma che nella sua globalità apre oggi a migliaia di bambini in Europa e in Israele una porta verso l’arte, la cultura e la creatività. Al confronto con altri progetti culturali nelle scuole questo programma vanta un’ottima sostenibilità, non da ultimo in virtù della durata dei singoli progetti.

Il dott. Reto Luder è docente ed educatore speciale. Ha studiato pedagogia speciale e psicopatologia e lavora come docente di pedagogia speciale alla Pädagogische Hochschule Zürich. Reto Luder è membro del comitato dell’associazione MUS-E Svizzera / Liechtenstein

Murielle Perritaz

Quando la qualità rimane un lusso

La mediazione nel campo della danza in Svizzera è ben lungi dal godere delle condizioni quadro che permettano un intervento di qualità. Poche istituzioni dispongono di mediatori o di programmi di mediazione. Manca una formazione e i mediatori faticano a reperire il sostegno necessario alla messa in opera o allo sviluppo delle loro attività.

In un paese che ha riconosciuto il mestiere di danzatore soltanto nel 2009, la mediazione e la sua professionalizzazione sono rimaste e rimangono ancora una questione marginale. Molti cantieri sono in corso per migliorare le condizioni creative degli artisti. Nonostante tutti ne parlino, il legame fra il prodotto artistico e il pubblico rimane un obiettivo difficilmente raggiungibile.

È per questa ragione che sono state attivate delle piattaforme di mediazione nella danza. Riunendo le istituzioni, i mediatori e i partner di uno stesso territorio, le piattaforme hanno permesso di coordinare le attività esistenti nel campo della mediazione, di identificare le risorse e le competenze disponibili, di favorire la diffusione di progetti esistenti, di stimolarne di nuovi e di migliorarne la qualità.

Questo strumento produce innegabili risultati: permette di scambiare, esporre e modellizzare nonché adattare dei progetti di mediazione a contesti diversi. Non risolverà però una delle problematiche fondamentali della danza. La danza, infatti, è un‘arte fugace. Mentre nei musei le opere rimangono esposte parecchie settimane o diversi mesi, lo spettacolo vivente viene proposto per qualche giorno soltanto. In un sistema di promozione dove l‘ammortamento degli investimenti resta un criterio determinante, dar vita a progetti di mediazione completi, coerenti e di qualità imperniati sull‘opera di un creatore rimane un lusso che la danza troppo raramente può permettersi.

Murielle Perritaz , attualmente direttrice di Reso – Rete Danza Svizzera – è stata attiva in diversi campi della danza quale manager di una compagnia di danza, collaboratrice di Pro Helvetia e programmatrice presso il Teatro Gessnerallee di Zurigo.

Gallus Staubli

La mediazione culturale rende felici

In occasione del convegno di mediamus nel settembre 2012 a Lenzburg sul tema «Mediazione culturale di museo. Importanza e spazi di manovra», Gottfried Fliedl (fondatore e direttore della Museumsakademie Museologie del Joanneum di Graz) ha evocato l’articolo 1 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino anteposta alla Costituzione francese del 1793: «Lo scopo della società è la felicità comune». Nella misura in cui l’obiettivo politico-sociale della mediazione culturale è la democratizzazione, promossa grazie alla formazione di cittadine e cittadini emancipati che dispongono di un’ampia gamma di possibilità espressive, possono pensare e agire in modo innovativo e partecipano alla gestione della vita sociale, una (buona) mediazione culturale serve, in fin dei conti, all’incremento della felicità nazionale lorda. Jigme Singye Wangchuck, già re del Bhutan, ha coniato questo concetto nel 1979, quando ha detto a un giornalista: «Gross National Happiness ist more important than Gross National Product.» Accanto a uno sviluppo economico basato sull’equità sociale, alla protezione della natura e a una gestione virtuosa della cosa pubblica, è tramite la protezione della cultura e segnatamente il rafforzamento dei valori culturali che si persegue una società empatica, libera e felice, in cui la cultura può prosperare.

È un’arte praticare in istituzioni culturali più venerabili, emerite, fortemente gerarchiche e dedite a «coltivare il proprio orticello» che democratiche un approccio decostruttivo o addirittura trasformativo di mediazione giovevole al processo di democratizzazione. Solo quando l’intera istituzione ingloberà la mediazione (e non è inglobata dalla mediazione!), si sarà creata la base per una mediazione culturale buona e che rende felici. Se ciò non dovesse accadere, non resterà che: «uscire dal museo, (dal teatro, dalle sale da concerto …) e osare progetti, obiettivi e cooperazioni rischiosi, innovativi, nuovi dal punto di vista strategico, organizzativo e del contenuto […].» (Fliedl 2012).

Il Rapporto mondiale «Educazione per tutti» del 2011 dell’UNESCO menziona i seguenti quattro criteri come decisivi per la qualità dell’educazione:
1. l’insegnante.
2. l’effettiva durata dell’insegnamento.
3. l’importanza centrale dei primi anni di scuola.
4. la dotazione.

Trasferito alla qualità di una mediazione culturale che rende felici abbiamo bisogno di:
1. mediatrici e mediatori competenti e consapevoli.
2. buone condizioni di lavoro, in particolare margine di manovra e un posto adeguato in organigramma.
3. indirizzamento ai più svariati gruppi mirati (educazione culturale per tutti). 4. risorse (personale, budget, spazi, tempo) – è così che mediatrici e mediatori culturali felici rendono felici le fruitrici e i fruitori.

Gallus Staubli è docente, responsabile Formazione & mediazione presso il Museo della Comunicazione a Berna, co-presidente di mediamus e membro dell’organizzazione nazionale di riferimento Mediazione Culturale Svizzera.

Gruppo di lavoro Mediazione culturale, Pro Helvetia

Una buona mediazione culturale: un’interazione tra qualità artistica e professionale

La qualità di un progetto di mediazione risulta da un processo efficace in cui fattori artistici e di tecnica di mediazione contribuiscono a creare un insieme nuovo. Anche se ciò che viene presentato alla fine non sempre si rivela convincente dal punto di vista artistico, il percorso che porta al raggiungimento di tale risultato può nondimeno essere efficace e il progetto riuscito a seconda dell’obiettivo perseguito.

Nell’ambito della mediazione, la qualità professionale è determinata per Pro Helvetia dal concetto inoltrato e dall’esperienza comprovata delle mediatrici e dei mediatori. Il concetto deve esplicitare tra l’altro in quale forma i partecipanti hanno modo di contribuire al progetto con le proprie decisioni,esperienze e conoscenze. Per una valutazione qualitativa, è determinante che il gruppo mirato, gli obiettivi d’efficacia e la metodologia di mediazione siano scelti in maniera adeguata e siano in sintonia.

Le esigenze in materia di contenuti prettamente artistici vengono ponderate diversamente da Pro Helvetia in un progetto di mediazione convincente rispetto a un progetto artistico. Ad esempio, è possibile che un progetto di mediazione musicale convinca sul piano dell’interazione tra arte e mediazione anche se è incentrato su un’opera la cui sola esecuzione non verrebbe sostenuta dalla Fondazione.

Una delle caratteristiche di qualità della mediazione risiede nell’intreccio convincente tra qualità artistica e tecnica di mediazione. La promozione della mediazione deve considerare allo stesso modo entrambi gli aspetti.

Il gruppo interdisciplinare «Mediazione culturale» die Pro Helvetia era incaricato di elaborare i criteri di promozione nell’ambito del programma «Mediazione culturale».