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5.1 Funzione affermativa della mediazione culturale

Nella presente pubblicazione, la mediazione culturale è definita affermativa allorquando assume la funzione di comunicare i compiti pubblicamente riconosciuti delle istituzioni dell’alta cultura. Per «pubblicamente riconosciuti» qui si intende compiti tramandati dalla storia delle istituzioni e stabiliti talvolta per iscritto dalle associazioni settoriali. Per il  museo, si tratta ad esempio dei compiti definiti nello Statuto dell’ICOM (International Council of Museums) del 1986, per cui «Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e svolge ricerche che riguardano le testimonianze materiali dell’umanità e del suo ambiente: le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto».

Nella funzione affermativa della mediazione, le arti sono intese come pertinenze specializzate trasmesse tramite conoscenze specifiche. Pratiche a ciò connesse assai frequenti sono le conferenze, altre manifestazioni e mezzi introduttivi o d’accompagnamento quali programmi cinematografici, colloqui con la regia, visite guidate con le esperte_gli esperti, libretti d’accompagnamento per opere teatrali, testi murali in esposizioni o testi in cataloghi. Essi sono allestiti da portavoce autorizzati dell’istituzione che si rivolgono a un pubblico specializzato o perlomeno automotivato.

Di conseguenza, l’aspetto problematico della funzione affermativa della mediazione culturale è la sua esclusività, la sua tendenza alla conferma di emarginazioni e alla pretesa di validità universale dei contenuti trasmessi.