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3.7 Mediazione di metodi di apprendimento

Nei contenuti di mediazione culturale menzionati in questo capitolo si tratta almeno implicitamente sempre anche di mediazione di metodi d’apprendimento. Ciò risulta particolarmente evidente nell’apprendimento di uno strumento: le tecniche di esercitazione e l’elaborazione di inter­pretazioni costituiscono contenuti d’apprendimento propri.

Anche nella mediazione di opere è trasmesso – solitamente di transenna e senza indicazione esplicita – un sapere generale e non da ultimo normativo sulle modalità d’apprendimento: riguardo ai metodi da impiegare per leggere e interpretare opere, a quali aspetti siano rilevanti e irrilevanti in sede d’interpretazione, a come vada affrontata la molteplicità di significati di produzioni artistiche e a quale linguaggio, quale vocabolario siano adatti alla loro descrizione. Non di rado risultano così nuove esclusioni che in realtà sarebbero dovute essere evitate o perfino superate proprio dalla mediazione culturale – molto concretamente, quando in un colloquio con il regista o durante una visita guidata di una mostra viene utilizzato un linguaggio infarcito di termini tecnici. Oppure quando alle ascoltatrici e agli ascoltatori è suggerito, con frasi come «certamente conoscerete …» che determinati nomi e fatti appartengono alla cultura generale, talché si presume che siano già stati appresi altrove o prima.

Le mediatrici e i mediatori culturali con una pretesa critica cercano di esplicitare e di mettere in discussione queste norme, con lo scopo di incrementare l’autonomia e la capacità di giudizio di tutti i partecipanti nel confronto con le arti. Essi si impegnano per una trasmissione trasparente del sapere e per una riflessione su come si insegni e si apprenda e quali contenuti impliciti e ipotesi irriflesse vengano di volta in volta veicolati.