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SC.1 «Romanzo di scuola» e «Sul chi vive»

Introduzione

Il presente studio di caso discute due progetti di mediazione del settore della letteratura. Entrambi i progetti sono iscritti in un contesto scolastico e simili per quanto concerne i destinatari e l’orientamento partecipativo. Le nove problematiche principali trattate nella presente pubblicazione fungono da griglia analitica senza però stabilire la sequenza della discussione del merito. Quest’ultima pone in luce determinati aspetti che risultano di maggiore rilievo per l’analisi del progetto. Nei progetti «Romanzo di scuola» e «Sul chi vive» l’analisi si concentra in prevalenza sull’indirizzamento e il coinvolgimento dei giovani nonché sulla modalità concreta di collaborazione, e meno sulle peculiarità strutturali dei progetti e la metodologia strategica delle promotrici e dei promotori come nello  Studio di caso 2. Le questioni discusse non sono sempre nettamente delimitabili, ma si sovrappongono e rimandano a loro volta ad altre domande.

«Schulhausroman»


Copertina di un «Romanzo di scuola»
© Provinz GmbH
Il progetto «Schulhausroman» [Romanzo di scuola] è stato concepito e avviato nel 2004 dallo scrittore svizzero Richard Reich nell’intento di consentire ad allieve e allievi cosiddetti con «difficoltà d’apprendimento» il confronto pratico con la letteratura. Autrici e autori sono invitati in classe per scrivere assieme alle allieve e agli allievi un romanzo che in seguito è pubblicato e presentato nell’ambito di una pubblica lettura in un’istituzione letteraria, solitamente centri letterari, dalle allieve e dagli allievi stessi. Il progetto è stato nel frattempo ripreso da scuole in Germania e in Austria e sta per essere introdotto anche nella Svizzera romanda.

«Auf dem Sprung»


Locandina dell’esposizione
© Archiv der Jugendkulturen
«Auf dem Sprung» [Sul chi vive] era parte del progetto «Migrantenjugendliche & Jugendkulturen» [giovani migranti & culture giovanili] dell’Archiv der Jugendkulturen a Berlino, Germania. Dodici adolescenti berlinesi provenienti da quattro classi del decimo anno con relazioni di parentela in Palestina, Turchia, Libano, Croazia e Russia, tra cui due giovani tedeschi, si sono incontrati nell’Archivio per partecipare a un workshop letterario diretto dall’autrice Anja Tuckermann e dall’autore Guntram Weber. Il workshop è stato accompagnato da un progetto fotografico, animato dal fotografo Jörg Metzner. Le allieve e gli allievi hanno lavorato assieme nel settembre 2008 durante un workshop di una settimana confrontandosi con la vita quotidiana a Berlino sullo sfondo della loro appartenenza culturale. Successivamente si sono svolte diverse presentazioni pubbliche dei testi e delle foto prodotte dai giovani nel workshop, con letture e presentazioni fotografiche nelle rispettive scuole e presso l’Archiv der Jugendkulturen. In conclusione è stata allestita l’esposizione «Auf dem Sprung» nel maggio del 2009, ospitata dal 6 maggio al 7 settembre 2009 all’Archiv der Jugendkulturen.1 La mostra «Auf dem Sprung» è stata inoltre presentata dal 25 maggio all’11 giugno 2010 alla Berlin Brandenburgischen Akademie der Wissenschaften dal gruppo di lavoro interdisciplinare «Bildkulturen» nel quadro del Junges Forum für Bildwissenschaften e.V.2

Discussione

Perché mediazione culturale? Motivazioni e obiettivi delle promotrici e dei promotori dei progetti. Come agisce la mediazione culturale? Funzione del progetto di mediazione per l’istituzione con incentramento sulla formazione del pubblico.

L’autore Richard Reich ha sviluppato il progetto  Schulhausroman come reazione ai riscontri di allieve e allievi alle sue letture La sua intenzione era quella di familiarizzare mediante la partecipazione attiva e il confronto pratico cosiddetti allievi e allieve con difficoltà d’apprendimento con la letteratura, ritenendo il modello delle letture insufficiente a tal fine. Di conseguenza, l’intenzione iniziale del progetto in riferimento alla letteratura va attribuita all’ambito dell’educazione del pubblico e quindi, in prima battuta, al  discorso riproduttivo. In virtù del carattere aperto della collaborazione e del confronto con le autrici e gli autori nella produzione comune di un’opera nel reciproco scambio di conoscenze, il progetto contiene  elementi decostruttivi. Questo vale sia per la ricezione di autrici e autori sia per lo stesso campo della letteratura. Il linguaggio dei giovani non è considerato deficitario dalle autrici e dagli autori, bensì integrato come sapere specifico nel processo di scrittura. Il progetto dispiega una funzione decostruttiva anche in relazione alla scena letteraria. Con la denominazione «Schulhausroman», la pretesa di lavorare con autrici e autori di fama e di effettuare le letture in istituzioni culturali riconosciute o in centri letterari, le allieve e gli allievi non sono indirizzati nel quadro del progetto come future frequentatrici e futuri frequentatori di centri letterari o lettori. Al contrario, il progetto utilizza consapevolmente lo status dei partner di cooperazione per considerare seriamente gli  adolescenti come giovani autrici e autori e renderne visibili tanto i temi come il linguaggio. Il progetto si schiera così attivamente contro esistenti esclusioni, ribalta la presunta discriminazione linguistica dei giovani in un plusvalore letterario e mette contemporaneamente in discussione  attuali posizioni artistiche (autrici e autori).

Il progetto è attuato a scuola e raggiunge pertanto anche giovani che non appartengono allo spettro della borghesia colta. Allo stesso tempo, si differenzia dalla situazione   d’apprendimento formale convenzionale l livello di scuola media, in quanto

In tal modo il progetto esplica sull’istituzione scuola una funzione, seppur limitata nel tempo,  di trasformazione Mediante la resa visibile e la parziale riproduzione delle modalità di funzionamento nel mondo della letteratura il progetto, in virtù del suo inquadramento istituzionale, interviene nelle logiche della produzione letteraria. Esso consente alle allieve e agli allievi la massima libertà artistica nello scrivere e permette anche il trattamento di temi come la violenza e la sessualità che nella vita scolastica quotidiana sono spesso soggetti a tabù. Talvolta, questo fatto può essere all’origine di critiche da parte di lettrici, lettori, genitori o docenti. Nel Cantone di Vaud, un testo prodotto in un sobborgo di Losanna ha suscitato presso i genitori delle allieve e degli allievi di un’altra classe, il cui romanzo è apparso nello stesso fascicolo, grande critica. Il testo incriminato, dal titolo «Abuse Land», usava i mezzi stilistici della serie di cartoni animati  South Park e conteneva alcuni lirismi a tinte forti. La protesta dei genitori, trasmessa tramite le direzioni scolastiche da una scuola all’altra, ha quindi determinato il ritiro della prima versione del testo e la stampa di una seconda versione edulcorata dal titolo «Imagination Land». Le modifiche al testo sono state compiute dagli stessi giovani in collaborazione con l’autrice. Mentre in un primo tempo l’autrice non intendeva piegarsi alla censura appellandosi alla libertà artistica, la promotrice e il promotore del progetto, nell’intento di evitare ai ragazzi conseguenze negative a scuola o in casa, decisero la ristampa del fascicolo. In questo caso, le allieve e gli allievi avevano imparato anche qualcosa riguardo agli  effetti dell’arte. Nella prospettiva della promotrice e del promotore, in questi momenti il progetto dispiega  quell’efficaciache rende palese alle allieve e agli allievi come i testi da loro redatti possano essere significativi. La critica ai testi ha evidenziato che sono stati percepiti a un livello letterario e contenutistico e ha così spostato, anche se puntualmente, giudizi di valore tramandati.

«Auf dem Sprung», invece, era parte del progetto «Migrantenjugendliche & Jugendkulturen» è stato lanciato  dall’Archiv der Jugendkulturen Berlin. Quest’archivio delle culture giovanili esiste dal 1998 e raccoglie – quale unica istituzione del genere in Europa – le testimonianze stesse delle culture giovanili (fanzine, volantini, musica ecc.), ma anche opere scientifiche, notizie stampa ecc. mettendole gratuitamente a disposizione del pubblico nella propria biblioteca di consultazione. Inoltre, è un importante centro di ricerca sui giovani, propone consulenza a comunità, istituzioni, associazioni ecc., offre ogni anno circa 120 giorni di progetti scolastici e perfezionamenti per adulti in tutto il Paese e pubblica una propria rivista – il Journal der Jugendkulturen – nonché una collana editoriale con circa sei titoli all’anno.3 Di conseguenza, la funzione del progetto ha una motivazione sociopolitica: esso non mira tanto a un incremento del consumo di cultura, bensì piuttosto a un confronto mirato sui temi migrazione e giovani. Scopo implicito del progetto era quello di porre in evidenza tramite il lavoro con i giovani gli aspetti positivi della pluralità e assume dunque una  funzione affermativa zu den institutionellen Zielen.

Per chi mediazione culturale?

Quali persone e in quale veste vengono invitate a partecipare, quale utilità promette esplicitamente il progetto alle e ai partecipanti? Quali motivazioni, esigenze, deficit presso le e i partecipanti e quali utilità per gli stessi sono implicitamente presupposti?

Entrambi i progetti operano con allieve e allievi che nei rispettivi contesti sociali sono considerati svantaggiati. Con l’indirizzamento dell’iniziativa di mediazione ai giovani che frequentano le medie il progetto «Schulhausroman» riconosce la disparità delle opportunità che regnano nel sistema scolastico e che nel contempo sono prodotte dallo stesso. Esso definisce come criterio principale di discriminazione la forma scuola e non la provenienza e riflette quindi le relazioni tra uso della cultura e retroterra formativo.4 Tramite l’attuazione concreta della collaborazione appare chiaro che tutti, allieve e allievi, autrici e autori, sono compresi come partecipanti a un  processo d’apprendimento e di sviluppo. In tal modo il progetto riconosce le differenze come un sapere specifico e si avvantaggia dell’energia prodotta dal confronto con la letteratura sullo sfondo di queste differenze per il  processo formativo. Con l’obbligo di partecipazione per tutte le allieve e tutti gli allievi di una classe indipendentemente dai voti e dalla motivazione, il progetto persegue innanzi tutto un’esigenza egualitaria. Ciò significa tuttavia che la partecipazione al progetto non è facoltativa e genera quindi la  classica gerarchia di discenti e docenti degli ordinamenti pedagogici, rafforzata dal presupposto che il  confronto con la letteratura è di principio utile e auspicabile. In virtù di un approccio riflesso a queste premesse le tensioni tra l’ambizione di far partecipare le e gli adolescenti al processo di scrittura e di considerarli seriamente con le loro capacità, e le condizioni quadro che devono essere create per attuare quest’ambizione, non vengono celate e armonizzate bensì rese produttive per entrambe le parti tramite la trasparenza del processo che comprende anche la possibilità del fallimento. Nella consapevolezza che la letteratura – e in particolare la letteratura contemporanea svizzera – non è recepita da gran parte della società, il progetto dischiude la possibilità di mettere in discussione il significato del lavoro di autrici e autori nell’incontro concreto con non-lettrici e non-lettori e si confronta quindi attivamente con il loro ruolo. Esso intende, oltre la mediazione letteraria rivolta a giovani, avviare mediante la collaborazione un apprendimento anche da parte delle autrici e degli autori, ossia lo sviluppo della consapevolezza del proprio atteggiamento privilegiato e il riconoscimento che, in virtù di complessi rapporti di causa ed effetto, esistono gruppi della popolazione per i quali la letteratura non ha alcuna rilevanza né può averne.

«Auf dem Sprung» si rivolge a partecipanti giovani con background migratorio in base al tema principale del progetto. Il progetto rimanda quindi a un  concetto culturale che parte dal presupposto che gli orientamenti e le prospettive di un individuo sono determinate in primo luogo dalla sua provenienza nazionale, dalla religione e dalla lingua. La cultura è trattata in questo contesto come una costante dominante che non comprende altre categorie come la formazione, lo status sociale, le disposizioni fisiche, il sesso, l’orientamento sessuale ecc. e quindi non le considera nemmeno come fattori intrecciati e agenti di concerto. Una siffatta concezione cortocircuitata di cultura è necessariamente, anche se non sempre volontariamente, collegata con una gerarchizzazione. In realtà, anche se il progetto è diretto esplicitamente contro ogni discriminazione in base all’origine nazionale ed agisce nel contesto di «La pluralità fa bene», in questo modo esso riproduce implicitamente essenzializzazioni e stigmatizzazioni in quanto la provenienza di maggioranza e quindi la sua presunta cultura rimane la norma che va distinta dalla pluralità. L’autorappresentazione dei giovani li rende quindi in questo progetto inevitabilmente rappresentanti sia del loro gruppo d’età sia  della loro etnia, risp. provenienza nazionale. Ciò nonostante, le immagini e i testi prodotti dai giovani spezzano sovente questa restrizione tematica. Non si attengono alla domanda attribuente riguardo agli effetti o alle influenze dell’origine nazionale, linguistica o religiosa, ma toccano un ampio spettro di contenuti: storie di violenza da parte di neonazisti, esperienze di discriminazione e di appartenenza di ogni tipo, proprie fobie e hobby fino alla possibilità di poter fare quasi il giro del mondo semplicemente visitando i propri parenti. La varietà di testi e contenuti prodotti dalle e dagli adolescenti evidenzia che la provenienza nazionale e a ciò collegato la religione e la lingua sono solo tre di molte influenze, di modo che una considerazione isolata di queste categorie porta a conclusioni che non possono in alcun modo rendere giustizia alla complessità degli individui e delle relazioni sociali.


Foto: Sarah Charif
© Archiv der Jugendkulturen

Sarah Charif, Foto: Jörg Metzner
© Archiv der Jugendkulturen
«Beh, qui a Berlino purtroppo non siamo in tanti parenti. Saremo in 150 o 200, e non abitiamo tutti nelle vicinanze. Alcuni abitano a Spandau, Wedding, Neukölln, Kreuzberg, Schöneberg, altri a Tempelhof. Siamo una famiglia molto numerosa. Quelli che ho detto sono solo quelli che abitano a Berlino.» (Sarah Charif)


Foto: Birkan Düz
© Archiv der Jugendkulturen

Birkan Düz, Foto: Jörg Metzner
© Archiv der Jugendkulturen
«Sono nato a Berlino e ho 16 anni.
Talvolta sono tedesco.
Talvolta turco.
Talvolta curdo.
Talvolta alevita.
Talaltra zaza.
Quando sono in Turchia mi dicono che sono tedesco,
quando sono in Germania mi chiamano turco.
Oppure sono io a dichiararmi turco. […]
Quando sono solo, mi sento Birkan.
Quando sono tra tedeschi, turchi, curdi, aleviti, zaza, mi sento io.
Io sono Birkan.»

(Birkan Düz)

Ma questa pluralità di  categorie dell’autoposizionamento (in opposizione a un’immaginaria diversità delle culture essenzializzante) non trova corrispondenza nella presentazione del progetto da parte degli organizzatori. In tal modo, il potenziale di uno spostamento dei presupposti istituzionali in seguito al confronto con i testi e le foto non trova riscontro a livello contenutistico. Questo rinvia all’enorme tenacia della resistenza di  attribuzioni culturalizzanti.

Un altro aspetto dell’indirizzamento dei giovani è il fatto di essere stati scelti dall’insegnante. I criteri alla base di questa scelta non sono deducibili dalla documentazione del progetto. L’atto selettivo assume tuttavia un ruolo significativo in particolare in riferimento alla funzione del progetto per le allieve e gli allievi. La scelta potrebbe rappresentare un premio per taluni giovani e significare per gli altri un’ulteriore esclusione che rafforza le ineguali distribuzioni nella scuola – così come in una logica capovolta potrebbe coinvolgere nel progetto le allieve e gli allievi considerati più difficili (vedi paragrafo omissioni).

Entrambi i progetti hanno in comune il fatto di puntare sulla gratificazione delle e dei partecipanti e di offrire loro una piattaforma pubblica. Entrambi i progetti riescono, mediante un forte coinvolgimento dei giovani in processi decisionali estetici e contenutistici e grazie al lavoro partenariale, a generare nella pratica una sensibile  identificazione dei giovani perlomeno a livello della rappresentazione. In entrambi i progetti i giovani sono concepiti come personalità di autrici e autori e come tali hanno la possibilità di presentarsi con accresciuta autostima. Va però detto che sorprendentemente nel progetto di elevata valenza culturale «Schulhausroman» mediante la destinazione a un’intera classe scolastica ciò avviene in modo molto più egualitario e quindi più radicale rispetto al progetto di carattere socioculturale «Auf dem Sprung», a cui le e i partecipanti hanno avuto accesso dopo essere passati attraverso un processo di selezione.

Chi fa mediazione culturale?

 L’aspetto delle mediatrici e dei mediatori: Artiste_artisti e mediatrici_ mediatori – i loro ruoli, le intenzioni, le ambizioni, la competenza.

Nel caso del «Schulhausroman» vengono reclutati per il lavoro con le allieve e gli allievi unicamente  autrici e autori professionisti. Essi agiscono nel ruolo di mentori ed esperte, esperti della loro disciplina, la letteratura. La scelta di autrici e autori di successo sul mercato conferisce a questo ruolo ulteriore credibilità e significanza (anche se spesso le e i partecipanti la mettono in questione). Essi contribuiscono in modo determinante a caratterizzare il decorso e l’evoluzione linguistica e artistica del progetto e influenzano la ricezione del progetto nel campo della letteratura.5La promotrice e il promotore del progetto stessi attribuiscono alle autrici e agli autori una funzione chiave in seno al progetto e li definiscono tramite una delle differenze essenziali rispetto alla situazione formale di apprendimento e insegnamento a scuola che ravvedono nella possibilità del fallimento:

«Anche i coach di scrittura (ossia le scrittrici e gli scrittori), che incontrano classi disomogenee non sono né docenti né sociologhe o sociologi che operano in base a prescrizioni qualitative predefinite. Questo significa che sviluppano una metodologia assai individuale senza creare una situazione neutrale di laboratorio riproducibile in condizioni paragonabili in ogni classe. Ogni romanzo di scuola è quindi un esperimento a se stante e a esito incerto – con la possibilità del fallimento.»6

Il ruolo delle autrici e degli autori nel progetto «Auf dem Sprung» è meno legato al loro status sul mercato. Essi non agiscono nemmeno in prima istanza come rappresentati del proprio mestiere. Anche se sia l’autrice e l’autore sia il fotografo dispongono di pubblicazioni nei rispettivi campi, essi lavorano già da molti anni anche come mediatrici e mediatori in progetti d’interfaccia tra arte e società – prevalentemente in istituzioni indipendenti attribuibili alla  sociocultura. Essi non rappresentano quindi la categoria professionale delle artiste e degli artisti o il mercato dell’arte di per sé, bensì agiscono in seno al progetto principalmente come mediatrici e mediatori che dispongono di competenza artistica. Parallelamente, questo posizionamento pone in evidenza il fatto che nel progetto «Auf dem Sprung» non si tratta di un confronto con la letteratura o la fotografia contemporanea, bensì che lo scrivere e il fotografare sono utilizzati dalle e dagli adolescenti come  strumenti per l’(auto)esplorazione e l’(auto)rappresentazione.

Chi fa mediazione culturale?

 L’aspetto del finanziamento: quali influenze hanno il volume, la provenienza e la distribuzione del finanziamento sul progetto?

Il progetto «Schulhausroman» è realizzato da  Provinz GmbH, una piccola impresa diretta dal promotore Richard Reich e dalla promotrice Gerda Wurzenberger, incentrata sulla scrittura e la pubblicazione. Il progetto svizzero è finanziato da diversi partner di cooperazione: il Literaturhaus Museumsgesellschaft, il Dicastero scuola del Comune di Zurigo, la  Fondazione Ernst Göhner nonché la  Fondazione Mercator Svizzera finanzieren das Projekt in der Schweiz.7Inoltre, Pro Helvetia sostiene dal 2010 il proseguimento del progetto nelle scuole della Svizzera romanda. Le motivazioni degli enti sostenitori sono in parte deducibili dalle presentazioni del progetto sulle rispettive pagine delle istituzioni.

Mentre la promotrice e il promotore del progetto sono assai accorti nell’impiego delle formulazioni, tant’è vero che parlano per esempio di «cosiddetti» allievi e allieve con difficoltà d’apprendimento, il progetto non è sempre presentato in modo differenziato dai partner del progetto e dai finanziatori. La Fondazione Mercator per esempio descrive sul proprio sito internet il progetto come segue:

«Giovani provenienti da contesti poco acculturati scrivono storie. Allieve e allievi con difficoltà d’apprendimento e inibizioni nell’espressione linguistica scrivono romanzi […] In un campo caratterizzato per loro altrimenti solo da sconfitte e timori di fallimento, i ragazzi hanno un’esperienza di successo. Ciò rafforza la loro autostima e la loro capacità d’espressione linguistica.»8

Con questa descrizione incentrata sui presunti deficit, i potenziali genuini del progetto «Schulhausroman», che per l’appunto risiedono nello spostamento di questi ordini dominanti di designazione, sono annichiliti. Appare evidente come il grado di riflessione in relazione alle attribuzioni possa fare apparire in modi assai differenti lo stesso progetto. Anche qui appare la persistenza di narrazioni dominanti che spesso riproducono esclusioni e stigmatizzazioni proprio laddove i progetti sono mobilitati contro di esse. Questo vale anche per gli adattamenti in altri Paesi, come la Germania e l’Austria. 9 Particolarmente drastica appare la formulazione sul  sito web di Wuppertal:

«Die Schüler sollten zwischen 12 und 16 Jahre alt sein, also in einem durchaus schwierigen Alter.» […] «Vor allem in Hauptschulen und mit sogenannten Problemkindern sind überraschende Ergebnisse erzielt worden.»

«Auf dem Sprung», invece, era parte del progetto «Migrantenjugendliche & Jugendkulturen» ed è stato promosso nel quadro del programma federale «Vielfalt tut gut. Jugend für Vielfalt, Toleranz und Demokratie» 10 [La pluralità fa bene. Giovani per la varietà, la tolleranza e la democrazia»] del Ministero federale per la famiglia, gli anziani, le donne e i giovani, il Delegato per l’integrazione del Senato di Berlino e la Centrale federale per la formazione politica. La motivazione dei finanziatori è quindi in sintonia con i discorsi integrativi in Germania e mira al rafforzamento della partecipazione delle e dei migranti nei contesti sociali, culturali e politici.11 In tale contesto la  mediazione culturale è progettata come prassi a sostegno di tali obiettivi.

Cosa viene mediato? Come avviene la mediazione?

A quali livelli del progetto e in che misura le e i partecipanti sono coinvolti nel progetto?


Preparazione della mostra, © Archiv der Jugendkulturen

Nel progetto «Schulhausroman», i giovani sviluppano d’intesa con le autrici e gli autori testi propri, espressione della riflessione comune nel contesto di classe e della successiva elaborazione collettiva. Il modello della scrittura collettiva è un elemento fondamentale del progetto e consiste nell’assemblaggio a opera comune di brani o blocchi di testo scritti individualmente. Lo scambio avviene a diversi livelli, sia tra le allieve e gli allievi stessi nella discussione collettiva dei propri testi sia con le autrici e gli autori. I ruoli di autrici e autori da un lato e di allieve e allievi dall’altro nel progetto sono distribuiti gerarchicamente; nondimeno, essi sembrano consentire un certo scambio di conoscenze in entrambe le direzioni: in virtù  dell’elevato grado di partecipazione delle allieve e degli allievi nella creazione dei testi la loro lingua, generalmente considerata deficitaria nel contesto scolastico, è valorizzata e integrata nel processo.12 Lo sviluppo del romanzo è assistito dalla relativa autrice o dal relativo autore e fatto oggetto di riflessione con la classe per quanto concerne la credibilità di protagonisti, luoghi e azioni nonché riguardo a questioni stilistiche. Le decisioni concernenti lo sviluppo della trama sono prese collettivamente dalle allieve e dagli allievi stessi. L’assemblaggio dei singoli brani a formare il testo è di norma effettato dalle autrici e dagli autori e discusso in classe. Per il lavoro comune sui testi le e i partecipanti al progetto dispongono del sito web come portale anche al di fuori delle lezioni.

Anche nel progetto «Auf dem Sprung» il coinvolgimento dei giovani nel proget Come avviene la mediazione?  partecipatorio. In questo caso, sono le storie personali dei ragazzi a costituire il quadro d’azione per il lavoro collettivo. I mezzi usati, letteratura e fotografia, servono da strumenti di accesso e mezzi espressivi del proprio contesto socioculturale. Contrariamente al romanzo di scuola, il lavoro creativo è qui individuale. Le artiste e gli artisti affiancano i giovani con consigli e assistenza. Anche qui, come nel «Schulhausroman», la riflessione si riferisce alla  qualità letteraria dei testi. Nella fotografia, i giovani imparano a usare la fotocamera e le basi di composizione dell’immagine. Sulla scorta dei dati disponibili non è possibile valutare in che misura abbia avuto luogo una  discussione critica sull’impiego di determinati materiali iconografici e sulle relative implicazioni.

Una buona mediazione culturale?

Riflessività, per es. in relazione a

Processo e risultato

Documentazione

Chi pubblica dove, in che modo e cosa sul progetto?


Schermata del sito web «Schulhausroman», novembre 2012

La riflessività del progetto «Schulhausroman» appare anche a livello della autopresentazione. Una realizzazione  grafica coerente di tutti i media, la scelta dei luoghi di lettura (solitamente centri letterari), la presentazione sul sito web, l’accompagnamento e la pubblicazione dei testi online, le formulazioni, le funzioni e le modalità d’accesso al sito web nonché la pubblicazione dei fascicoli trasmettono un’ambizione professionale che si riscontra a tutti i livelli del progetto. Il sito web con i tre accessi: «Entrata allievi», «Entrata tutti», «Entrata docenti» rende visibile a livello di rappresentazione diversi indirizzamenti ed esprime riflessione sul linguaggio in virtù di differenze di linguaggio. Inoltre, questo procedimento consente alle allieve e agli allievi uno scambio protetto per la durata del progetto. L’estetica del sito web e degli stessi romanzi evita con il design essenziale e sobrio un giovanilismo culturale e indica serietà. Le allieve e gli allievi partecipano alla realizzazione grafica scegliendo un’immagine di copertina per il proprio romanzo da integrare in un quadro predefinito.

La presentazione del progetto «Auf dem Sprung» è avvenuta principalmente nel quadro di un’esposizione presentata da maggio a settembre 2009 negli spazi dell’Archiv der Jugendkulturen. Le produzioni dei ragazzi e i giovani stessi vi erano rappresentati tramite i seguenti mezzi:


Lettura dei testi
© Archiv der Jugendkulturen

In base alla documentazione soltanto non è però possibile determinare in che misura i giovani abbiano partecipato all’allestimento della mostra e alla scelta delle foto e dei testi. I colloqui con la promotrice e il promotore del progetto (capo progetto, autrice) hanno tuttavia permesso di acquisire a questo proposito impressioni che saranno discusse al paragrafo omissioni.

La forma della comunicazione e la presentazione formale dei risultati corrispondono ai presupposti relativi a un’estetica spesso formulati nei confronti di progetti artistici ad orientamento sociale. I mezzi di comunicazione percepiti come non professionali perché non conformi agli  attuali standard di presntazione implicano deduzioni sulla qualità del progetto stesso – anche laddove ciò non è sempre il caso. Oltre alla qualità a livello formale la critica si riferisce soprattutto a una scarsa coerenza nella presentazione complessiva dei giovani. Mentre il film va menzionato positivamente sia per il contenuto sia per la qualità perché trasmette un rapporto rispettoso con i giovani e menziona personalmente ogni allieva e ogni allievo partecipanti, nella raccolta di testi rilegata si nota come in appendice sono menzionati unicamente l’autrice e gli autori professionisti e il fotografo con una breve nota biografica, mentre mancano i giovani partecipanti. Inoltre, essendo state tralasciate le foto, la raccolta di testi non permette di stabilire alcun nesso tra testo e immagine, rinunciando così a un aspetto centrale del progetto. Infine, la raccolta di testi corrisponde anche esteticamente a un lavoro di diploma studentesco e difetta quindi di relazione tra forma e contenuto. In un colloquio telefonico con il capo progetto Klaus Komatz, questa decisione è stata motivata con la «privatezza dei testi» dei giovani.14 Diversamente che nella zine e nel film, nella raccolta di testi sono stati pubblicati scritti molto intimi e privati. A tutela dell’intimità dei giovani sono stati tralasciati i nomi delle autrici o degli autori anche su talune foto. Questa soluzione manifesta però una rottura nel rapporto con l’insieme delle autrici e degli autori. In fin dei conti, i nomi dei giovani figurano sui testi. L’autrice Anja Tuckermann ha motivato questa forma d’omissione con il fatto che la raccolta di testi sarebbe stata soprattutto un mezzo per i giovani stessi, non tanto destinato alla presentazione verso l’esterno. Secondo l’autrice, la breve nota biografica dell’autrice, dell’autore e del fotografo doveva fornire ai giovani informazioni sugli esecutori del progetto, dato che queste non erano state chieste dai giovani nel progetto ed essi quindi non sapevano nulla di loro. Questa motivazione a sua volta suscita domande riguardo allo scambio di informazioni durante il processo d’attuazione. Mentre i giovani si esponevano nell’intimo, la direzione del progetto non concedeva nulla di sé. In che misura è possibile parlare di collaborazione partenariale e partecipativa in presenza di una tale differenza d’informazione in relazione alle e ai partecipanti al progetto?


Veduta dell’esposizione «Auf dem Sprung»
© Archiv der Jugendkulturen

La zine, realizzata in un altro workshop con i giovani sotto la direzione di un collaboratore dell’Archivio, contiene di nuovo i nomi delle allieve e degli allievi nonché testi e immagini. La zine si basa su un lavoro di collage qualitativamente poco convincente – e ottiene così come desiderato un carattere di fai-da-te che però, in virtù della scarsa attuazione a livello di visibilità sottrae status al progetto. In generale non è possibile dedurre una coerenza riguardo alla menzione dei nomi dei giovani nel progetto complessivo; anzi, le diverse modalità di trattamento come pure le motivazioni indicano un trattamento scarsamente riflettuto delle questioni della  rappresentazione.

A ciò rimanda anche un evento collaterale realizzato nel contesto dell’esposizione: un dibattito sul tema «culture giovanili islamiche e islamiste», documentato come segue sul sito internet dell’archivio:

«Tra i giovani musulmani in Germania sono sorti nuovi stili di vita ibridi basati in vario modo sull’Islam. Mentre alcune manifestazioni di queste culture giovanili si presentano sotto forme piuttosto tradizionali-religiose o tipicamente giovanili-provocatorie, altri atteggiamenti e stili di vita assumono connotazioni islamiste e quindi estremiste. Ma come ci si può orientare in questa babele di atteggiamenti, musiche, sermoni, stili d’abbigliamento e simboli? Come viene riproposta una religione antichissima in modo da apparire giovanile e attraente?»

Queste questioni sono state discusse nel contesto dell’esposizione con circa 85 interessati. Sulla scorta di numerosi esempi, il relatore Ibrahim Gülnar ( Fondazione SPI Ostkreuz15) e la relatrice Nadine Heymann hanno illustrato e discusso i modelli di vita e gli orientamenti di giovani musulmani in Germania.16

I giovani stessi non sono stati invitati ad esprimersi in questa manifestazione per esperte ed esperti e sono rimasti così confinati al ruolo di chi è esposto, di chi si espone, di chi è tollerato per un certo tempo in uno spazio  egemonico per un’autopresentazione, fintanto che si limita a questa autopresentazione e non siano toccate le regole entro le quali questa avviene. Ciò pone nuovamente in evidenza come il progetto non riconosca e quindi non sappia sfruttare i propri potenziali in merito alla partecipazione, alla visibilità e alla cooperazione nell’attuazione o alla cogestione a diversi livelli.

In «Auf dem Sprung», dove i giovani rappresentano principalmente se stessi, le autrici, gli autori e l’opera sono pressoché coincidenti. Indubbiamente anche i testi dei romanzi di scuola fanno riferimento agli interrogativi e ai contesti socioculturali dei giovani – ma non lo fanno direttamente bensì, come d’uso presso autrici e autori, tramite i protagonisti delle loro opere.

Contesto locale e storico

In quali discussioni e condizioni locali va inserito il progetto? In quale prassi di mediazione culturale e artistica va inserito il progetto?

Il progetto «Auf dem Sprung» va inserito, in virtù del legame con l’Archiv der Jugendkulturen, nel contesto della sociocultura. La sociocultura descrive una posizione culturale sviluppatasi negli anni Settanta contro l’isolamento delle arti dalla società. Secondo Hermann Glaser,17che ha coniato il concetto di sociocultura, ogni cultura dovrebbe essere cultura sociale. L’arte dovrebbe agire in maggiore prossimità alla vita quotidiana e alle questioni sociali ed essere meno autoreferenziale. Una politica culturale in questo senso era intesa come politica sociale. Anche se oggi si reclama un avvicinamento tra la sociocultura e la cosiddetta alta cultura, si tratta, nonostante le reciproche influenze, prevalentemente di due scene spesso disaccoppiate in relazione agli attori e alle istituzioni. Gerarchicamente, la sociocultura è inferiore all’alta cultura e in campo artistico è corrispondentemente associata al lavoro sociale e alla pedagogizzazione. «Auf dem Sprung» agisce pertanto in un contesto diverso rispetto a «Schulhaus­roman». Il fatto che sia il luogo dell’esposizione sia gli attori partecipanti – artiste, artisti, promotrice e promotori del progetto – sono attribuibili alla sociocultura, rende il progetto invisibile nel contesto artistico.

Mentre entrambi i progetti agiscono a livello di integrazione di gruppi emarginati o svantaggiati e operano contro le esistenti  Ausschlüsse, i loro contesti di significato sono diversi. Anche se il Romanzo di scuola si riallaccia altresì al dibattito sulle discriminazioni nel sistema educativo non limitandosi d’altronde ad evocarle ma affrontandole attivamente, il progetto persegue nondimeno in primo luogo la mediazione della letteratura e di esperienze di scrittura positive. Esso riconosce l’aspetto deficitario della letteratura in relazione al suo pubblico di lettrici e lettori e cerca di affrontarlo con modalità di mediazione artistiche. «Auf dem Sprung» per contro si iscrive esplicitamente nel dibattito su integrazione e migrazione e considera l’arte piuttosto uno strumento per la generazione di visibilità di giovani migranti in un contesto benevolo e dominato da appartenenti alla maggioranza e sfrutta questo confronto per la realizzazione di un’esperienza di rafforzamento dell’autostima per un gruppo selezionato di questi giovani.

Omissioni

Quali domande sorgono in relazione al progetto che restano inevase dalla documentazione ma che appaiono rilevanti per una valutazione del progetto?

Dall’esame dei due progetti risultano domande che restano inevase dalla loro documentazione. Questa a sua volta fornisce informazioni sulla riflessività dei promotori del progetto indicando le loro omissioni. La documentazione del progetto «Auf dem Sprung» ha suscitato interrogativi a cui è stato possibile dare risposta soltanto in seguito a colloqui telefonici con il capo progetto Klaus Komatz dell’Archiv der Jugendkulturen e con l’autrice Anja Tuckermann.

«Auf dem Sprung»: iniziazione del progetto

In base a quali criteri i giovani sono stati selezionati dalla docente?

Gli animatori del progetto Anja Tuckermann e Klaus Komatz hanno confermato che la selezione delle allieve e degli allievi è stata effettuata dall’insegnante in base a criteri individuali. Anche se uno dei criteri fondamentali era il Paese di provenienza, l’insegnante lo ha deliberatamente disatteso. Due dei dodici giovani erano tedeschi. Per la selezione delle e dei partecipanti non era determinante il rendimento scolastico delle allieve e degli allievi, bensì aspetti come la motivazione o l’impressione che all’allieva o all’allievo avrebbe fatto particolarmente bene partecipare a un siffatto progetto. Ciò tuttavia non rende meno problematico il processo di selezione in quanto comporta in virtù dell’esperienza non trasparente di comportamento sociale premiato o di bisogno diagnosticato una dimensione pastorale-disciplinante.

In riferimento alla caratterizzazione effettuata dei giovani migranti il capo progetto e l’autrice si sono nettamente distanziati nel colloquio telefonico da attribuzioni riduttive. Klaus Komatz, il capo progetto di «Migrantenjugendliche & Jugendkulturen» dell’Archiv für Jugendkulturen, ha precisato che il progetto ha evidenziato che in fin dei conti i giovani sono dei berlinesi che si confrontano con le stesse tematiche degli altri giovani. L’Archivio non avrebbe quindi avuto alcuna intenzione di una «esibizione d’esotismo», che in parte nemmeno esisterebbe.18 Allo stesso tempo Anja Tuckermann ha insistito sul riconoscimento delle dispari opportunità e del fatto che le e i giovani migranti hanno difficoltà nettamente maggiori rispetto agli appartenenti alla società maggioritaria. Questo dibattito, risultante da soli due colloqui telefonici e suscitato direttamente dal lavoro sul progetto, è però rimasto invisibile nelle rappresentazioni del progetto verso l’esterno.19 D’altronde, in nessuna documentazione è stato indicato esplicitamente che non si trattava esclusivamente di giovani con esperienza migratoria. La resa trasparente di questi dettagli avrebbe portato anche nel contesto dell’ente responsabile «Vielfalt tut gut» una considerazione sostanzialmente più differenziata e non armonizzante della tematica della  integrazione. Il progetto avrebbe potuto sviluppare il proprio potenziale lungo queste discrepanze – in particolare mediante il coinvolgimento dei giovani nel dibattito attorno a queste questioni.

Attuazione

Quanto è durata la collaborazione?

Il progetto dà l’impressione che si tratta di una collaborazione a lungo termine. In nessun punto è menzionato il fatto che l’atelier di scrittura e fotografia è stato un workshop di una settimana. Questo fatto relativizza notevolmente il progetto, poiché ci si pone la domanda della coerenza tra processo e output. In che misura è adeguato tradurre un confronto di 5 giorni con la letteratura e la fotografia in un’esposizione itinerante ad elevato effetto mediatico? Benché, secondo la dichiarazione dell’autrice, le allieve e gli allievi hanno continuato a ritrovarsi per le letture, lo Zine Workshop e la stessa esposizione, il lavoro effettivamente presentato nei diversi moduli (lettura, mostra, pubblicazioni) è stato realizzato nel quadro di una settimana.

Trasparenza

Come è stato comunicato l’obiettivo del progetto alle e ai partecipanti? I giovani erano a conoscenza del contesto in cui si svolgeva il lavoro di progetto? (questa domanda si riferisce anche al progetto «Schulhausroman» e necessita di un chiarimento.)

Le e i partecipanti al progetto non sono stati confrontati con l’obiettivo del progetto o gli intenti dell’ente responsabile del progetto, ma sono stati unicamente incaricati di svolgere il compito di scrivere e fotografare. Nella prospettiva di Anja Tuckermann ciò risultava soprattutto anche dal proprio distanziamento rispetto all’iniziativa dell’ente responsabile stesso. Questa omissione nel contesto del progetto impedisce però un confronto con questioni suscitate da tale distanza.

Secondo Klaus Komatz i giovani erano a conoscenza del contesto del progetto che d’altronde, precisa Komatz, «era indicato in tutte le pubblicazioni (sito web, volantini ecc.).» Non è stato quindi possibile appurare chiaramente il livello d’informazione preliminare sul contesto dei giovani.

Gradi di partecipazione

In che misura i giovani erano coinvolti nella concezione e nell’allestimento della mostra? In che misura l’hanno influenzata/hanno deciso la scelta delle foto/dei testi utilizzati per i vari media?

Mentre il capo progetto era apparso in prima battuta ambivalente riguardo alla domanda sul coinvolgimento dei giovani, in fin dei conti questi sono stati associati all’allestimento dell’esposizione, «anche se non è stato facile». Ciò contraddice le dichiarazioni di Anja Tuckermann, che ha attribuito la concezione dell’esposizione a se stessa nonché alle colleghe e ai colleghi artisti. Tuckermann ha ricordato però che il lavoro con i giovani ha influenzato l’allestimento della mostra, talché essi vi avrebbero partecipato indirettamente. Anche la scelta delle foto è stata effettuata secondo Tuckermann dal fotografo Jörg Metzner. La decisione contro un coinvolgimento dei giovani è stata motivata con la difficoltà ad affrontare un tale compito senza la necessaria esperienza.

Queste dichiarazioni contrastano fortemente con il concetto del progetto in quanto l’impostazione partecipatoria della progetto vira al punto decisivo della collaborazione in relazione all’autopresentazione e alla rappresentazione e ricade nel classico regime gerarchico.

In tal modo, le omissioni descritte possono essere messe a fuoco a due livelli:

Schulhausroman

Pur essendo la documentazione del progetto «Schulhausroman» assai ricca, anch’essa lascia alcune domande inevase. Di conseguenza, anche qui si sono avuti colloqui con la promotrice e il promotore del progetto che permettono la formulazione di enunciati al di là della documentazione accessibile al pubblico del progetto. Inoltre sono stati condotti colloqui con ex partecipanti al progetto che dischiudono un’ulteriore prospettiva sullo stesso.

Come avviene concretamente il processo di scrittura? Altrettanto poco chiara è la forma concreta d’esecuzione del lavoro sul posto – vengono concesse ore di lezione per l’attuazione del progetto? Vi è una retroazione sull’insegnamento? Come avviene concretamente la collaborazione? Cosa succede in caso di conflitti nel lavoro collettivo? In che misura nel processo di lavoro collettivo in classe non sono alfine gli allievi migliori a determinare le decisioni?

Le e i docenti non partecipano direttamente al processo, ma intrattengono uno scambio stretto con le autrici e gli autori. Ciò è di particolare importanza per le persone coinvolte allorquando nel corso del processo di scrittura emergono esperienze di violenza o altri dettagli personali che richiedono un ulteriore intervento. Nel quadro del progetto, le autrici e gli autori dispongono del potere decisionale e stabiliscono il decorso e lo sviluppo del progetto. Lo scrivere stesso non è eseguito esclusivamente dalle allieve e dagli allievi, ma sgorga piuttosto dalle narrazioni orali in classe che vengono formulate dalle autrici e dagli autori in un testo che al successivo incontro sarà letto assieme. Al processo sono associati tutte le allieve e tutti gli allievi. In piccoli gruppi continuano a tessere trame per i loro protagonisti.

In base a quali criteri vengono selezionati gli allievi e le allieve che leggono i testi nelle istituzioni letterarie?


Lettura di «Romanzi di scuola», Literaturhaus Zurigo, Foto: Iren Stehli
© Provinz GmbH

Contrariamente alla partecipazione di tutte le allieve e di tutti gli allievi al processo di scrittura, dalla presentazione del progetto non si evince chi di loro parteciperà alle letture nei centri letterari o presso le istituzioni culturali. Secondo le dichiarazioni di ex allieve ed ex allievi 20 non tutti i e le partecipanti sono presenti a queste letture ma solo una selezione. Ciò risiede nel fatto che durante una lettura vengono letti diversi romanzi e che quindi vi partecipano anche altre scuole. Qui si pone la domanda relativa al criterio di selezione delle lettrici e dei lettori. Dai colloqui con ex partecipanti al progetto non è stato possibile dedurre la scelta delle lettrici e dei lettori. Alcuni presumono quali presupposti la disponibilità volontaria e un atteggiamento sicuro.

Le omissioni descritte per il «Schulhausroman» possono essere riassunte come segue:

Conclusione

La discussione dei due progetti pone in risalto le criticità risultanti sui diversi livelli di un lavoro di mediazione a carattere  partecipatorio e che concernono anche contesti extrascolastici. Al centro vi è sempre la domanda chi trae quali benefici da una collaborazione. Questo vale in particolare per i progetti che operano con gruppi marginalizzati. Maggiore è l’asimmetria a livello di sapere e potere tra i partecipanti, più è elevato il rischio di una  strumentalizzazione a vantaggio delle istituzioni, delle promotrici o dei promotori dei progetti. Per intervenire a livello strutturale sulle esistenti esclusioni ed evitare di riprodurle è quindi indispensabile confrontarsi con i rispettivi interessi in gioco.

Materiali

Per la classificazione e la valutazione dei progetti erano disponibili i seguenti materiali:

«Schulhausroman» [Romanzo di scuola]

Freitag der 13. und andere Zwischenfälle

FNM - Freier Nachmittag

«Auf dem Sprung» [Sul chi vive]

1 → http://culture-on-the-road.de/index.php?option=com_content&view=article&id=253%3&Itemid=1 [1.5.2010]

2 Il gruppo di lavoro interdisciplinare «Bildkulturen» applica le questioni riferite alla molteplicità delle immagini della scienza delle immagini alla molteplicità delle culture che le caratterizzano. Per la prima volta le culture iconografiche sono analizzate riguardo alla loro rappresentazione dello spazio e della prospettiva in merito alla loro unicità e alla loro pretesa d’universalità. Tramite la ricerca del gruppo di lavoro si intende profilare in modo approfondito sia la specificità della singola cultura iconografica rispetto ad altre sia l’universale con riferimento a una cultura globale dell’immagine. → http://www.culture-on-the-road.de/index.php?option=com_content&view=article&id=253%3Aauf-dem-sprung&catid=1&Itemid=106 [15.3.2013].

3 → http://www.Jugendkulturen.de [20.10.2012]

4 I rapporti tra capitale scolastico e preferenze culturali sono ampiamente trattati in: Bourdieu 2001; Bourdieu, Passeron 2006.

5 Per lo status del progetto è quindi essenziale che le autrici e gli autori esercitino il mestiere per professione e non siano prevalentemente attivi nel contesto della mediazione.

6 → http:// www.schulhausroman.de [19.5.2010]

7 La Fondazione donatrice Ernst Goehner, istituita grazie al lascito di quest’imprenditore, finanzia in campo filantropico progetti culturali e sociali. La Fondazione Mercator Svizzera è una fondazione istituita da una famiglia di imprenditori tedeschi che ha tra l’altro la finalità di «promuovere progetti per migliori opportunità di formazione alle scuole e alle università e di sostenere progetti che sortiscono un effetto d’impulso per uno scambio di sapere e di cultura ai sensi della tolleranza» (→ http://www.stiftung-mercator.ch [20.8.2012]. Cfr. in proposito anche i testi 6.4 e 6.7 di questa pubblicazione).

8 Cfr. → http://www.stiftung-mercator.ch/projekte/kinder-und-jugendliche/schulhausroman.html [20.10.2012]

9 → http://www.schulhausroman.de [20.10.2012]; → http://www.schulhausroman.at [20.10.2012]

10 Per un’efficace lotta contro l’estremismo di destra, la xenofobia e l’antisemitismo e per il rafforzamento del lavoro di politica della formazione e pedagogico il Ministero federale per la famiglia, gli anziani, le donne e i giovani ha varato il 1° gennaio 2007 il nuovo programma federale «VIELFALT TUT GUT. Jugend für Vielfalt, Toleranz und Demokratie» dotato di un credito federale annuo di 19 milioni di euro. → http://www.vielfalt-tut-gut.de [20.10.2012].

11 Le direttive in materia di sussidi degli enti di finanziamento partecipanti sono pubblicate sui relativi siti web: Bundesprogramm «Vielfalt tut gut»: → http://www.vielfalt-tut-gut.de/content/index_ger.html [20.12.2012]; Beauftragte des Senats für Integration: → http://www.berlin.de/lb/intmig/aufgaben; Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen und Jugend: → http://www.bmfsfj.de [18.11.2012]; Bundeszentrale für politische Bildung: → http://www.bpb.de [18.11.2012].

12 Per una valutazione definitiva al riguardo, si dovrebbero effettuare osservazioni partecipanti nel progetto.

13 Una fanzine o zine è una rivista autoprodotta nata in origine in seno al movimento punk e realizzata dai fan per altri fan di una determinata scena. Le fanzine sono spesso realizzate a mano, sono formate da collage e vengono fotocopiate. L’Archiv der Jugendkulturen dispone di una delle più ricche collezioni di fanzine dell’area germanofona.

14 Klaus Komatz in un colloquio telefonico con Anna Chrusciel [19.5.2010].

15 SPI – La Fondazione «Sozialpädagogisches Institut ‹Walter May› persegue gli obiettivi dell’emancipazione operaia e vuole contribuire allo sviluppo di una società in cui ogni essere umano possa svilupparsi liberamente assumendo la responsabilità per se stesso e per la comunità. La Fondazione SPI si orienta prevalentemente in base ai contesti socioculturali di cittadini interessati e promuove nel quadro del proprio lavoro sociale segnatamente l’aiuto all’autoaiuto. «Ostkreuz» è la squadra mobile di consulenza (MBT) per lo sviluppo democratico, i diritti umani e l’integrazione della Fondazione SPI Berlin. Dalla sua fondazione nel 2001, gli obiettivi principali del team sono la costruzione della convivenza sociale nella città d’immigrazione pluralista Berlino e il confronto con ideologie e campagne che affermano ineguaglianza e la disequivalenza delle persone in base all’appartenenza di gruppo.» Cfr. → http://www.stiftung-spi.de/ostkreuz/ [2.5.2010]

16 Cfr. → http://culture-on-the-road.blogspot.com/2009/05/workshop-islamische-und-islamistische.html [20.10.2012]

17 Hermann Glaser, teorico tedesco della comunicazione, pubblicista e professore, si è occupato intensamente di storia culturale tedesca.

18 Citazione di Klaus Komatz, colloquio telefonico tra Klaus Komatz e Anna Chrusciel [19.5.2010].

19 piegel online e Zeit online hanno pubblicato dei servizi sul progetto con foto e brani di testo. Tuttavia, questi sono rimasti a livello di attribuzioni e riduzioni a carattere etnico e nazionale. Cfr. → http://www.zeit.de/online/2009/18/bg-aufdemsprung; → http://www.spiegel.de/schulspiegel/leben/0,1518,621642,00.html [20.5.2010]

20 I colloqui con le ex allieve e gli ex allievi della scuola Erzbachtal, Erlinsbach hanno avuto luogo nell’ottobre 2011.